“Il 20 luglio 2001 Carlo Giuliani viene ammazzato da un carabiniere ausiliario, Mario Placanica, che gli spara addosso da dentro un defender. In seguito prosciolto per “uso legittimo delle armi”, nel 2005 viene dimesso dall’arma, un anno più tardi si candida nelle liste di Alleanza Nazionale. Attualmente è indagato per violenza sessuale su minore (undicenne all’epoca dei fatti) e maltrattamenti.”
Tratto da InfoAut.org
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I giorni di Genova sono ancora vivi nel ricordo di quanti vissero direttamente o indirettamente quei tre giorni che in qualche modo fecero la storia. Genova è un pezzo della nostra storia.
Fa parte della storia collettiva dei movimenti, è parte della storia di questo Paese. In quei tre giorni che in qualche modo sconvolsero il mondo, abbiamo imparato a conoscere il potere con il suo vero volto, e ne abbiamo avuto la certezza ancora oggi, dopo dieci anni, vedendo come i macellai di stato sono stati tenuti ben in considerazione dal potere costituito, che li ha premiati, promossi e coccolati in tutto questo tempo.
Conoscemmo l’idea di libertà che l’allora costruenda “casa delle libertà” aveva: recinzioni, guardie e filo spinato.
Conoscemmo come intendeva difendere quella libertà: pestaggi selvaggi, torture e violenze legalizzate.
Conoscemmo la morte di un compagno, che rappresenta ancora oggi lo spirito di Genova. Anche se passano dieci o vent’anni, Carlo Giuliani è il simbolo di Genova, di chi è rimasto davanti, con un estintore in mano, per tentare l’assalto a quell’altro mondo possibile, tanto declamato.
I lacrimogeni conditi al cianuro di Genova bruciano ancora la gola, in molti generano ancora il panico e il morso allo stomaco, per altri come i No Tav sono una realtà attuale, che si cura con il giusto connubio tra acqua e malox e soprattutto con la resistenza.
Sono passati dieci anni da Genova, è il cammino è stato lungo, tutto è cambiato ma forse nulla è mutato. Il potere e le sue forme sono diventate più aggressive. La crisi globale ha dimostrato quanto fossero corrette le analisi di dieci anni fa. L’idea di una sinistra da salotto che dialoga con i ragazzi brutti sporchi e cattivi è morta e sepolta sotto la fedeltà istituzionale della “sinistra”, e per rivitalizzarla ci si deve accontentare di un cantastorie che “narra” cose vecchie con termini nuovi.
Genova è viva nelle lotte, nella rabbia, nell’ardore di chi crede ancora che per aspirare a quell’altro mondo possibile, si debba combattere quello attuale.
Lo spirito di Genova è ovunque, le zone rosse sono ancora ovunque, il filo spinato, i manganelli e i cs sono ancora ovunque, basta saperseli andare a cercare.
“noi siamo in ballo, siamo in ballo adesso / e non spegni il sole se gli spari addosso” (Assalti Frontali – Rotta Indipendente)