Il 6 Settembre Sciopero Generale e Spezzone Sociale contro la Crisi


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dalla Piattaforma dello “Spezzone Sociale contro Berlusconi, la Manovra, i Sindacati Venduti e la Crisi” per lo Sciopero Generale CGIL e USB del 6 Settembre 2011
Studenti Medi, Universitari e Precari per la costruzione dello SPEZZONE SOCIALE CONTRO BERLUSCONI, LA MANOVRA, I SINDACATI VENDUTI E LA CRISI

Martedì 6 settembre ore 9.00 Concentramento davanti la Stazione Centrale

Il clima che si vorrebbe instaurare con l’italico “stringiamoci a corte”, nell’epopea di una presunta e pacifica “responsabilità nazionale”, è il primo livello di realtà da scardinare. Rifiutando la compartecipazione per il mantenimento di un sistema corrotto e marcio, originario della sua crisi, sprezzante contro classi sociali che saranno le destinatarie del pagamento dell’austerity. Il panorama italico è immerso dentro un caos calmo, funzionano ancora linee della sua riproduzione, sopravvivenza e sopportazione. Queste sono le prime da andare a spezzare, non c’è riforma possibile che permetta la rigenerazione di un sistema indegno, non c’è classe politica o chiromante del nuovo verso la quale collocare speranze e bi-sogni; tutto l’impianto dell’organizzazione sistemica è figlio del marcio. Mentre la privazione e la negazione contro il proletariato è la prima realtà della crisi, il ceto medio sconta un impoverimento proletarizzante progressivo, ed è quindi tempo per classi-parte antagoniste all’esistente d’immaginarsi ed organizzarsi per il rifiuto del pagamento di un debito cumulato in alto e pagato in basso, mentre i recenti dati dell’anno 2010 ci mostrano come il debito medio delle famiglie abbia superato i 19mila euro, l’indebitamento medio sia più che raddoppiato (+131%), con un’inflazione cresciuta del +18%. In questo quadro ecco l’affondo dell’asse governo/padroni/sindacati venduti, la seconda “stangata” in meno di un mese targata Berlusconi/Tremonti/Bce: piena liberalizzazione e privatizzazione dei servizi pubblici per lo smantellamento della sopravvivenza di qualunque forma di welfare, fusione sulle domeniche delle festività per l’aumento della produttività, contributo di solidarietà ridotto ai soli lavoratori pubblici, intervento sulle pensioni di anzianità che elimina dal calcolo degli anni cumulabili servizio di leva e anni universitari, imposizione della contrattazione aziendale e del diritto di licenziare (modello Fiat-Marchionne), riduzione degli stipendi del pubblico impiego (negato da Tremonti ma richiesto dalla Bce). Di fronte ad una situazione così drammatica, i nuovi sindacati gialli (Cisl e Uil) continuano a recitare il ruolo della stampella del governo Berlusconi mentre si appresta a varare uno dei più rilevanti massacri sociali della storia delle “finanziarie”. Bonanni e Angeletti hanno scelto da che parte stare: dalla parte del governo e dei padroni. Dall’altra parte la CGIL si trova obbligata a giocare questa partita dopo che il disastroso (per i lavoratori) accordo con Confindustria e gli altri due sindacati confederali del 28 Giugno è stato disatteso dal governo, dopo l’inserimento di un ulteriore affondo contro i lavoratori in manovra. Quasi senza volerlo dunque il sindacato di Corso Italia si trova ancora una volta obbligato a giocare il ruolo di opposizione anche politica ad una manovra che trova l’accordo trasversale di centro-sinistra e centro-destra sotto la mano benedicente del Presidente della Repubblica Napolitano. Più passano gli anni e meno le posizioni sempre più moderate e concilianti della CGIL riescono ad incontrare una spinta politica in un PD che anzi arriva a criticarla per eccessivo “massimalismo”, riproponendo invece la vecchia retorica della “linea dei sacrifici” e dell’unità nazionale. La contrapposizione, che farà ritrovare alla CGIL un consenso a sinistra (che non vuole), è forse il più amaro ed illuminante commento alle gesta della segretaria in carica Susanna Camusso. Non sono bastati tutti gli inchini a Confindustria, Cisl e Uil su deroghe, contratti e rinnovata “unità sindacale”. Appena siglata la più rinunciataria delle intese, il governo se ne esce fuori con una manovra che pretende la pura e semplice capitolazione di qualunque residua velleità sindacale di difesa dei diritti dei lavoratori. E oltre al danno la beffa. La supposta sponda politica (Pd) non tarda nel prendere le distanze contro l’irresponsabilità di un sindacato “troppo poco riformista”, mostrandosi invece pronta nel dichiarare la propria appartenenza di campo dalla parte del più forte. Con questo incasinato retroterra, che ha però il pregio di mostrare – tra interessi incrociati e scavalcamenti di campo – il solco sempre più netto che divide rappresentanti e rappresentati, tra lavoratori e sindacati, tra espropriati ed espropriatori, lo sciopero del 6 Settembre potrebbe forse inaugurare un nuovo autunno di lotta in cui si sente disperato bisogno. Dunque per i lavoratori che hanno scelto di essere protagonisti in questa giornata è necessario comprendere che non c’è più spazio per i sacrifici, perchè in cambio non c’è alcuna contropartita. Non si fanno sacrifici oggi per stare meglio domani, ma solo per mantenere in vita le banche, gli stipendi dei politici e questo sistema capitalista ormai al collasso. Massificazione dell’antagonismo, momenti di lotta estesi e duraturi, scioperi spontanei e selvaggi oltre le sigle sindacali per riprenderci tutto costruendo da subito un futuro oltre il capitalismo.

° PRETENDIAMO una RIDUZIONE DELL’ORARIO DI LAVORO A PARITA’ DI SALARIO che rompa l’equazione tra profitto padronale e malessere della classe lavoratrice
° PRETENDIAMO un REDDITTO GARANTITO per precari e disoccupati che apra le porte ad un welfare che garantisca il diritto all’esistenza
° PRETENDIAMO che la CRISI VENGA PAGATA DA CHI L’HA PROVOCATA imponendo subito una TASSA PATRIMONIALE, una maggiore TASSAZIONE DELLE RENDITE FINANZIARIE e la DECURTAZIONE DELLE PENSIONI D’ORO DI POLITICI E UOMINI D’AFFARI
° PRETENDIAMO l’AZZERAMENTO DELLE SPESE MILITARI e del FINANZIAMENTO DELLE MISSIONI ALL’ESTERO, appendice ultima di questo sistema capitalistico in crisi che rispolvera vecchie mode colonialiste per trovare ancora nuovi profitti a bassi costi
° RISCATTIAMO il DIRITTO ALL’INSOLVENZA, ALLA BANCAROTTA E AL NON PAGAMENTO di un DEBITO PUBBLICO cumulato in alto e scaricato verso il basso
° RISCATTIAMO il DIRITTO ALLA MOBILITA’ TRANSNAZIONALE e alla LIBERA CIRCOLAZIONE DELLE PERSONE contro la “Fortezza Europa” dei diritti negati e dei soprusi verso i migranti
° RISCATTIAMO il DIRITTO ALL’ABITARE e ad un TRASPORTO PUBBLICO LIBERO E GRATUITO che sia slegata dai principi dell’utile economico e del profitto aziendale vincolante
° RECLAMIAMO l’ESISTENZA E LA DIFESA DEL PROGETTO AUTOGESTITO DELLO STUDENTATO ANOMALIA E DI TUTTI GLI SPAZI SOCIALI OCCUPATI, uniche sedi genuine di opposizione sociale alla crisi e al governo neoliberista di banche e politicanti

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